Greta la cacciatrice


Greta si sveglia di soprassalto. Sono le 2:30 di notte, ma non ha bisogno di sentire la sveglia per alzarsi. Si stropiccia appena gli occhi, impastati dal sonno, poi va a lavarsi rapidamente il viso. Lo specchio riflette un’espressione determinata. È di nuovo il momento di entrare in azione, come ogni notte ormai da due anni. Quando era solo un’adolescente aveva già cambiato il mondo una volta, col suo sciopero per il clima; ma adesso c’era un’altra emergenza: la raccolta differenziata. Quasi ovunque, in Europa, le persone avevano imparato. Eppure c’era ancora qualche sacca di resistenza, città in cui numerosi irriducibili si ostinavano a non seguire le regole. Greta aveva capito che toccava ancora una volta a lei, e quindi si era trasferita nella città di C’Tan per iniziare la sua opera di convincimento. I primi risultati erano arrivati quasi subito, erano bastate alcune conferenze e un po’ di incontri nelle scuole. Eppure c’erano ancora parecchie persone che ritenevano normale buttare i rifiuti solo secondo il loro comodo, senza preoccuparsi di seguire il calendario di raccolta e soprattutto – orrore! – buttando i loro sacchetti per strada, dove capitava. Facendo la felicità dei randagi, e gettando nella disperazione gli operatori ecologici. Greta l’aveva presa sul personale, ed aveva deciso di ricorrere a misure più drastiche. Così di notte diventava Greta la cacciatrice, e la sua preda erano gli indisciplinati che, sfruttando le ore del primo mattino (o della notte fonda, secondo la prospettiva) uscivano dalle loro case per buttare per strada i sacchetti di rifiuti indifferenziati – altro orrore!! – eludendo i controlli. E facendo anche una fatica sproporzionata e inutile, cosa che a Greta sembrava la parte più illogica di tutte. Greta entra nella stanza tattica, nascosta dietro l’armadio, e indossa una tuta scura. Subito dopo completa la sua preparazione aggiungendo i vari pezzi di una corazza in plastica riciclata: coprischiena, spallacci, gambali, pettorina e stivali. Stringe le fibbie, infine indossa anche un casco sagomato. Spegne la luce, ed in pochi minuti è già in strada per iniziare la perlustrazione quotidiana. La sua prima preda non tarda a farsi vedere. Appostata tra le ombre, Greta vede un uomo che esce da un palazzo molto grande con in mano due grossi sacchi neri. L’uomo raggiunge una piazzola di sosta poco distante, e lì abbandona i sacchi. La cacciatrice entra subito in azione, piombando alle spalle del trasgressore nonostante questo si guardi intorno con aria circospetta, timoroso che qualcuno possa scoprirlo. Dal polsino di Greta la semplice pressione di un pulsante libera una rete che intrappola l’uomo. Subito dopo un piccolo dardo soporifero lo manda nel mondo dei sogni. L’uomo si risveglia in un seminterrato, legato a una sedia e con davanti un grande schermo. Greta è alle sue spalle, e accortasi che ha ripreso i sensi gli dice di guardare. Cominciano a scorrere dei filmati e delle immagini, dove si vedono distese enormi di rifiuti indifferenziati che finiscono sottoterra e inquinano le falde idriche, oppure che vengono bruciati dove capita ammorbando l’aria con neri miasmi tossici. Si vedono la terra che si ammala, e le risorse sprecate per creare cose che vengono distrutte a volte senza essere nemmeno state utilizzate. E si vedono gli effetti sulla salute delle persone, compresi i bambini. Greta commenta le immagini con voce ferma, e l’uomo capisce di essere colpevole anche lui. * * * La notte successiva Greta si sveglia ancora una volta di soprassalto, anticipando la sveglia puntata alle 2:30 di notte. Si stropiccia gli occhi, si sciacqua il viso e passa nella stanza tattica per vestirsi con la tuta, i rinforzi e il casco per diventare la cacciatrice. Esce di casa dopo avere spento la luce, e sotto casa trova un uomo vestito come lei. Basta un cenno d’intesa, poi cominciano ad aggirarsi per le strade in cerca di altri che buttano l’indifferenziata dove capita. Adesso i cacciatori sono due.
Istituto Comprensivo San Giorgio – Plesso Borsellino I C

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